*Italian language edition* Se qualcuno, mettiamo una persona con un profondo deficit uditivo fin dalla nascita, ci ponesse la domanda “che effetto fa ascoltare?”, probabilmente noi non sapremmo cosa dire. Cosa succede quando ascoltiamo un brano musicale? E cosa c’è di diverso rispetto a quando percepiamo rumori ambientali o una persona che parla? È possibile pensare l’ascolto in modo da non doversi limitare a un solo specifico caso, come quello della musica, ma da poter affrontare la diversità dei fenomeni e delle pratiche sonore? A queste e altre domande vuole rispondere Ascoltare nel tentativo di restituire i discorsi che facciamo sull’ascolto alla sua specificità, senza dover ricorrere a metafore che derivano da altri sensi come quello della visione o del movimento. Per questo motivo, il libro si apre con un’indagine sui diversi modi di scrivere dell’ascolto che fin dall’inizio, cioè a partire dalla fine dell’Ottocento, si pongono come strumenti per promuovere un punto di vista via via diverso. Dopo un breve riassunto di concetti legati al suono e alla musica rivolto ai lettori meno esperti, viene poi intrapresa una “narrazione dell’ascolto” che, a partire dalla semplice capacità di distinguere tra eventi sonori, condurrà progressivamente il lettore lungo un percorso originale sull’articolazione dell’ascolto fino ad arrivare ai problemi del senso e del significato.
Oggi le ricerche sull’ascolto e sui temi ad esso connessi si pongono al crocevia di una miriade di discipline legate alla musicologia, alla (neuro-)fisiologia, ai cosiddetti Cultural studies e all’intelligenza artificiale.
L’ascolto non è soltanto “qualcosa che c’è”, qualcosa di inevitabile: è anche un modo di essere a cui siamo intimamente connessi, un’attività che è soggetta a strategie e addestramento, e con la quale possiamo affrontare un mondo che a volte, con la sua imprevedibilità, ci costringe a ricercare indizi o effetti di ciò che lo abita. E tuttavia, se qualcuno, mettiamo una persona con un profondo deficit uditivo fin dalla nascita, ci ponesse la domanda strana forse, ma legittima, “che effetto fa ascoltare?”, probabilmente noi non sapremmo cosa dire.
“La concentricità di udire e ascoltare è un tema antico, e così i paradossi che il libro racconta fanno tutt’uno con alcune vicende essenziali della storia del problema di cosa significhi ascoltare. Nel mondo greco i processi sonori legati alle cose diventano spesso voci, rumori dotati di un senso e un significato. […] I suoni si agganciano alla realtà, ne sono un indice ostinatissimo: si immagini cosa sarebbe una scena filmata senza la connessione al mondo che il suono le impone: quei gesti muti fluttuerebbero nell’indeterminato, si tenderebbero nel sospeso, senza il lavoro di presenza dei suoni che li inchiodano a un mondo. Un legame così intenso con il reale urta con la natura fantasmatica dei processi acustici: un suono non lo vedo, non lo tocco, il carattere sferiforme delle sue forme di diffusione lo rende letteralmente imprendibile ed espanso.” – Dalla Prefazione di Carlo Serra
Paperback, 14,5 x 22,5 cm., 260 pp.